— 132 — coscienza politica. I parroci sono stati i primi pionieri dello slavismo e sono ancora i suoi propugnatori più ardenti e più battaglieri. Non solo predicano la guerra nazionale dal pergamo organizzandola nelle sacrestie, ma individualmente nell’esercizio delle loro funzioni fanno la guerra agli italiani. Il parroco slavo rifiuta di battezzare i fanciulli ai quali i genitori vogliono dare nomi italiani ; nega i conforti religiosi ai moribondi che nella vita hanno combattuto per l’italianità; nega l’assoluzione al penitente che si confessa italiano. Per lui, l’italiano non è un cristiano, anzi non è neppure un uomo, e tutto è lecito contro di lui. La propaganda antitaliana del vescovado ha una linea di condotta ben chiara. Contro gli ordini del Papa si fanno le funzioni in lingua vetero-slava in tutte le chiese della provincia, anche in quelle che hanno una lunga tradizione latina e sono in località del tutto italiane ; i conventi nuovi che si fondano vengono riempiti di monache e di frati slavi ; i religiosi e i sacerdoti italiani vengono tenuti d’occhio con diligenza poliziesca e perseguitati al primo accenno di attività nazionale ; i preti e i frati regnicoli messi gentilmente fuori del paese, non appena mostrino di ricordarsi ancora di essere italiani; i seminari infine, sono centri di educazione slava e di propaganda panslavista. 6°) Tattica elettorale slava. La prima base d’operazione della avanzata elettorale slava è — 133 — stato il Territorio. Sul nudo altopiano carsico, che sta alle spalle di Trieste, abitano da secoli poche migliaia di slavi, che — isolati completamente dalla vita della città — hanno mantenuto il loro carattere nazionale intatto da ogni influenza. Sorto il movimento slavo, i territoriali fecero le loro organizzazioni ed elessero i loro consiglieri comunali, che nel Consiglio erano l’unica opposizione: era il Territorio tutto slavo contro la città tutta italiana. Oggi invece, cresciuti gli slavi urbani di numero e di potenza, il centro della lotta è portato in città e specialmente nei collegi amministrativi, I, III e IY, che corrispondono ai politici II e IY. La tattica slava consiste nel persuadere il maggior numero possibile di connazionali ad andare ad abitare in quei collegi, per avere il maggior numero possibile di elettori, là dove possono sperare un successo vicino o lontano. Intanto, mentre essi si battono in città non senza risultato, il Territorio, antico loro feudo incontrastato, corre un pericolo piuttosto grave. È avvenuto che la città, ingrandendosi, ha invaso anche certi luoghi che fino a poco tempo fa erano nuda campagna ed entrano ancora nelle circoscrizioni rurali. Città, a Trieste vuol dire ancora italianità : gli opifici, le case e specialmente le ville italiane si sono inerpicate sui pendìi dove gli slavi si tenevano sicuri. E specialmente nel primo corpo (quello dei pos-