— ledi contenuto nazionale. Ma io so anche, che a Trieste l’irredentismo è stato ed è vita. Immaginate questo nostro povero popolo che da cinquanta anni sta facendo la sua guerra nazionale. Da cinquanta anni non esiste tregua. Oggi il governo perseguita chi solo si dichiara italiano, domani mette in galera chi pensa al-l’Italia; ieri aveva introdotto un nucleo di sloveni a tentare la conquista della città, domani rovescerà una valanga di czechi a comperare coscienze con i denari delle banche. Per ogni scuola che si costruisce bisogna lottare decenni, e il giorno in cui essa è ottenuta, il governo le pone dinanzi la scuola tedesca, o la slava, o il ricreatorio dei frati austriacanti. Per conquistare un Comune si combattono lotte elettorali che esauriscono finanziariamente e moralmente città intere, rovinano patrimoni, compromettono gli ultimi funzionari italiani. Due mesi dopo al Comune è tolta l’autonomia e la lotta è stata completamente vana. Si fa un’associazione ed è disciolta; si fa una banca e viene rovinata; si fa un passo innanzi e si viene ributtati indietro di dieci. E l’avanzata slava continua implacabile come una fatalità irresistibile, come l’esponente di una volontà superiore. Per fronteggiarla occorre una sfibrante opera di tutti i giorni ; una serie di tentativi faticosi e costosi, che crollano uno dopo 1’ altro per l’altrui prepotenza. - 17 — Ci sono popoli che hanno combattuto lunghe guerre sui campi di battaglia. Ma esse avevano le loro tregue; erano combattute lontano dalle case e dalle città della patria ; le combattevano poche migliaia di uomini mentre tutti gli altri riposavano lontano dall’orrore delle stragi. La nostra lotta non ha sangue, ma si combatte da cinquanta anni, ogni giorno, senza tregua e la combattono tutti senza eccezione: l’impiegato che si trova fra la patria ed il dovere; l’uomo d’affari che si trova fra la cambiale e la patria; l’educatore che contro tutti gli ostacoli deve fare italiani j suoi scolari; il padre che vuole italiani i suoi figli. La si combatte nelle scuole, nelle officine, nelle case, negli uffici. Mai una lotta così sfibrante ha tormentato una piccola massa di uomini. E immaginate che l’irredentismo non ci fosse. Immaginate che questa gente dovesse ripetersi tutti i giorni : la nostra lotta non avrà fine. Domani, fra un mese, fra un anno, fra trenta anni, ancora noi avremo il poliziotto che ci percuoterà, il maestro tedesco che ci insidierà i nostri figli, il reggimento slavo che li farà marciare nella Croazia e nella Bosnia. La nostra lotta è inutile: l’odio slavo che oggi scoppia di tanto in tanto ci metterà il pugno sotto il viso tutti i giorni; le nostre case pulluleranno di stranieri che ci scherniranno sotto la protezione 2