— 57 — stro popolo sopportare tutto questo? Riponiamo le nostre migliori speranze in te, Signore, che sci eterno amore c giustizia ». Una carta, aggiunta al mistico opuscolo, fa scomparire nella .Venezia Giulia l’elemento italiano, riducendolo a vaghi accenni sulle coste istriane, mentre fa avanzare, al nord, gli slavi oltre Travisio fino alle porte di Cormons e di Monfalcone. L’anno si chiude con nuove manifestazioni antitaliane organizzate in tutte le città il 17 dicembre, in occasione del compleanno di Re Alessandro. A Banjaluka sono comandati alla dimostrazione, per fare numero, anche i ragazzi delle scuole medie c, dinanzi la Polizia che assiste impassibile, si grida « Morte all’Italia! e « Viva la Francia!». 1931-32: continuazione 11 1931 non porta alcuna tregua. Le manifestazioni si ripetono con esasperata violenza, ma con squallida monotonia. Sono sempre in testa per l’organizzazione la Mlada jugo-slauja, la fadransfa Straza e il So fai e sempre presenti, tra la folla, rappresentanti del Sovrano, del ministro della guerra e della marina, e prefetti e sindaci. In aprile, con il pretesto di celebrare la v liberazione dagli italiani » nelle zone già assegnate dal Patto di Londra all’Italia, tutte le città c i borghi soprattutto della Dalmazia, da Alba e Curzola, sono costretti a manifestare contro l’Italia. A Castua, a pochi chilometri dalla frontiera italiana, inaugurandosi un monumento di riconoscenza a Re Pietro, presentì il rappresentante del Re, il rappresentante del principe ereditario Pietro, tale Panukovich, vice presidente del Stirpi, il colonnello Despot Damnjakovich, comandante del 3 . reggimento di fanteria di Sussak —l’oratore ufficiale professore Vjekoslav Spincich parla del « confine innaturale e ingiusto » ed esprime la fede che « l’avvenire possa presto rimediarvi splendidamente » concludendo con il rilievo che « il inonu-mcntj rivolto verso l’Istria, Abbazia e Volosca, è stato conse-