d’annunzio e I SUOI collaboratori 477 con musicisti. La passione del Poeta per la musica, e la sua coltura musicale, la giustificavano pienamente. Sin dalla sua prima giovinezza d’Annunzio è sempre stato un musicofilo appassionato (i). E tale rimase per tutta la vita, tanto che, persino in periodi di malattia, Punico piacere gli era dato dalla musica. A Venezia, nel 1915, durante la sua cecità, un quintetto di musicisti dilettanti veniva da lui ogni pomeriggio e gli eseguiva dei pezzi classici. La musica fu per lui Punico conforto, in quei giorni bui. Egli stesso racconta come nella sua prima giovinezza « nacque alla musica »: ...« Rientrai nella Chiesa [era quella di San Petronio a Bologna] e il tuono dell’organo rintronò sul mio capo... Era come se il Palestrina prendesse in me la mia angoscia piti profonda e ne facesse la sua sostanza musicale. ...In quel punto io nacqui alla musica, ebbi nella musica la mia natività e le mie soste... non per diletto, non per blandizia e non per oblio, ma per elezione di dolore e per vocazione di martirio. » Nel 1883, egli stesso parlando con Amédée Pigeon in una intervista apparsa nella « Revue Hebdomadaire », lo raccontò: « Ebbi sempre una grande predilezione per tutta la musica per clavicembalo e la musica sacra del /70 e del 180 secolo... ebbi per maestro di musica un religioso, ammiratore della semplicità antica. I primi turbamenti della mia adolescenza sono legati, nella mia memoria, ad un « andantino » dell’abate Michelangelo Rossi. Lo suonavo senza mai saziarmene sui vecchi pianoforti del Collegio Cicognini ». Nel 1884, esiliato a Pescara, cosi scriveva ad un suo carissimo amico di allora, Vittorio Pepe, che seguiva i corsi del Conservatorio musicale di Napoli: « Sono addirittura sitibondo di musica. Oh, caro Vittorio, che tor- (1) Imparò da giovinetto anche la chitarra. Scrive alla sorella Nan-nina nel 1882;