lare evidenza. Ma il movimento si estende anche a Belgrado, Zagabria e negli altri maggiori c più lontani centri della Jugoslavia. Il boicottaggio era, per esempio, già vivo nel luglio 1930 a Scbenico, dove i negozianti si affrettavano a far sapere ai loro clienti, anche con cartelli pubblici, che la loro merce offerta in vendita non era italiana. Nel settembre-ottobre 1930 le organizzazioni coordinano le loro manovre e il Novo Listi di Belgrado (12 settembre) ne dà significative notizie. Molti negozi di Serajcvo e Spalato espongono piccoli manifesti, forniti da queste organizzazioni, nei quali è scritto: « Come mostrerete voi la vostra simpatia per i fatelli slavi d’oltrc confino? Nel modo seguente: non portando denaro ai loro nemici, aiutando l’azione dell’elemento ceho-slovacco 111 Jugoslavia ». Qui c’è anche, come si vede, la manovra della concorrenza commerciale ccha che profitta della politica per farsi largo sui mercati jugoslavi a spese del commercio italiano. Risulta infatti che fra i centri di agitazione e propaganda contro i prodotti italiani in Jugoslavia c’è anche Brno, città ceho-slo-vacca nella quale ha sede un’associazione slovena. Il 12 settembre le ufficiose Novosti di Zagabria, al servizio della polizia, trovano modo di pubblicare l’elenco completo dei commercianti italiani della città, figurando di elogiare la Polizia che li aveva protetti da tumultuose dimostrazioni, con l’evidente intenzione di indicarli alla popolazione per il boicottaggio. Ma a Zagabria non si pensa più come a Belgrado. Sempre fra il settembre e l’ottobre 1930 anche Lubiana entra in azione per il boicottaggio delle merci italiane. Mentre i giornali, per creare la necessaria atmosfera della passione, tornano a denunciare pretese persecuzioni di allogeni in Italia e danno seguito ad uno stolto allarme gettato a Zagabria dal capo dell’ufficio stampa Marianovich sulla imminenza di una guerra con l’Italia, comincia da parte delle organizzazioni la crociata contro i prodotti italiani. La quale si estende anche a Belgrado, tanto che i commerciand italiani là residenti da molti anni no-