SPLENDORI E MISERIE DEGLI EDITORI 709 « Quando? Ti ho telegrafato per sapere il giorno. Verrò io 0 manderò Aniongini a Bordeaux, per mostrarti la via. « E quanto ti tratterrai? Varia qui è miracolosa. Ti sentirai rinascere. « Non ti scrivo a lungo perché voglio dirti tutto a voce. « Mio caro Emilio, ti supplico: vieni davvero! Non ti pentire. Il viaggio da Aix non è troppo faticoso. « A rivederci. _ «il tuo Gabriele. » Emilio Treves alfine giunse. D’Annunzio lo ospitò all’albergo del MouUeau, ad Arcachon, a pochi passi dalla sua villa. Durante quella settimana in cui Treves soggiornò ad Arcachon, il contegno di d’Annunzio fu cordiale, fraterno, affettuosissimo. Il Poeta non fece che promettere al suo editore opere nuove, lo accarezzò in tutte le sue piccole manie. Sembrava diventato un modello di saggezza, di modestia e soprattutto di disinteresse. L’argomento denaro non fu neppure sfiorato! Il fatto parve cosi inconcepibile al sospettoso Emilio Treves (che tra l’altro aveva ricevuto qualche tempo prima dal Poeta una lettera che terminava con questa pericolosa frase: «Tutti i giunchi della foresta sono carichi d’oro, ma non io ») che un giorno, alla vigilia del suo ritorno in Italia, egli mi prese sotto al braccio e mi disse confidenzialmente: « Non puoi credere quanto io sia felice d’aver riveduto Gabriele. È cosi mutato in meglio: non ti pare? Non mi ha mai parlato di denaro! ». E aggiunse con un sorriso malizioso: «Speriamo che non guasti poi la gioia di questa mia visita, all’ultimo momento! » Riferii il colloquio a d’Annunzio, che ne rise di cuore. Mi rispose: «Povero Emilio! Ha ragione! Non amareggiamogli il viaggio del ritorno. Gli faremo trovare un espresso con la richiesta di denaro al suo arrivo a Milano! Tanto è troppo intelligente per. pensare di passarla liscia ! » E cosi fu fatto. Se, in Emilio Treves, Gabriele d’Annunzio aveva trovato