d'annunzio e a teatro 627 D’Annunzio inviò la lettera a Madame Rubinstein che, buona come sempre, fece riprendere dall’impresario Astruc quella autentica pulzella. Ma se per le due tragedie non mancarono, come s’è visto, le scaramucce, furono rose e fiori in confronto a quelle che scatenò la preparazione della rappresentazione del « Chè vrefeuille » al Teatro della Porte Saint-Martin. Gli impresari, questa volta, non erano più pseudo-mecenati come Madame Rubinstein. Erano due autentici uomini del mestiere: Hertz e Coquelin. E fu in questa occasione che d’Annunzio ebbe campo di studiare a sue spese e di apprezzare in pieno le piacevolezze del mondo teatrale. Un primo cortese conflitto si delineò subito col principale interprete del dramma, Le Bargy. Questo grande attore, per di più, uomo colto ed intelligente, seguendo i sistemi cari a buon’anima Francisque Sarcey, s’era fissato di modificare la sceneggiatura del « Chèvrefeuille » e, un giorno, trascinato dall’entusiasmo, a casa sua in rue du Cirque, ove mi ricevette, mi indicò, affinché lo sottoponessi a d’Annunzio, un completo rimaneggiamento dell’opera del Poeta, che snaturava teatralmente tutto il dramma dal principio alla fine, e avrebbe fatto del « Chèvrefeuille * un’altra opera teatrale, nella quale in sostanza non sarebbero più rimaste intatte che le « tirades » letterarie del Poeta. Com’era da prevedere, d’Annunzio montò su tutte le furie ed ebbe anche a questo proposito qualche discussione violenta con Le Bargy, che pure amava e stimava molto. Non dico poi quello che avvenne per la scelta della protagonista. Le promesse e gli impegni di d’Annunzio erano tali e tanti che si scatenò un inferno. Almeno otto attrici si disputavano il ruolo, e col suo abituale sistema egli lo prometteva ogni giorno a tutte e otto con identici giuramenti solermi. Quando finalmente la scelta cadde su Henriette Roggers (una bisognava pure che fosse scelta!), il lettore può facil-