172 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO seguire la tradizione francese, tradizione giustificatissima poiché durante un buon pranzo l’animo è disposto a condizioni che in un ufficio non verrebbero nemmeno prospettate. Questa volta però i suddetti cinematografari avevano fatto i conti con l’oste, ma senza... l’invitato, perché d’An-nunzio in quell’epoca non beveva che acqua fresca, ed era quindi, come questa, sempre limpidissimo. Fu cosi che egli strappò ai due anfitrioni un contratto di (risum teneatis, amici!) duemila lire per ogni soggetto tratto dalle sue opere. Sissignori! Duemila lire! Somma, nel 1911, ritenuta interessantissima e che, al solo pensiero, faceva sorridere di compiacenza mal repressa quello stesso d’Annunzio che diciotto anni dopo, cioè nel maggio 1929, mi scriveva a proposito d’una offerta di riduzione in film del suo poema « La Pisanella »: « Già esposi le ragioni che m’impedivano di accettare le restrizioni mercantil pposte alla mia modestissima domanda. « Cinquecentomila lire anticipate sopra le percentuali, sono la minima somma per un tale « soggetto » che la stampa del mio libro rinnovella (1). « Tu hai veduto il cumulo delle portentose cartelle! ». Ma scendiamo da questo settimo cielo e ritorniamo alla modesta epoca delle ancor più modeste duemila lire per « soggetto ». Il contratto del 1911, se non proprio firmato, fu definito nelle sue linee generali, e d’Annunzio fu forse il più soddisfatto dei contraenti. Ancora oggi egli ricorda quell’epoca beata e sopratutto un piccolo episodio di quella storica colazione. I due cinematografari, che, pur conoscendo bene il loro mestiere, si sentivano sul principio a disagio non reputandosi all’altezza intellettuale del loro invitato, un po’grazie alla (1) Il poema «La Pisanelle ou la Mort parfumée* stava per essere pubblicato in volume da Calmann Lévy.