D’ANNUNZIO GIUDICA SE STESSO E GLI ALTRI 105 lo sostituisce con un suo libro o con un suo ritratto recentissimi. L’eccezione è solo ammessa in casi particolari per taluna delle sue opere, come il << Laus Vitae ». Ma bisogna tener conto d’un fatto: che egli giudica il « Laus Vitae » l’opera più perfetta uscita dal suo cervello A Fiume, un giorno, davanti ad alcuni intimi, parlando di letteratura, usci in queste parole: « Le “Laudi”/... Sono la mia cosa più bella! ». E aggiunse sorridendo: « Un francese schizzinoso stupirebbe certamente di sentir dire da me stesso che una mia opera è bella. Io però so distinguere quelle che han diritto a codesto attributo, e le altre. Molto volentieri brucerei molti dei miei libri: tutti i miei primi romanzi, per esempio. Perché, dunque, non dovrei qualificare i migliori come meritano? Infondo non faccio che rinunziare a ma delle solite affettazioni di modestia che son di regola nei salotti. » All’amico e scrittore Brunati, che un giorno al Vitto-naie declamò innanzi a lui il celeberrimo brano poetico che ha per titolo « La Pioggia nel Pineto », esclamò quando ebbe finito: « Che bella cosa è “Alcyone''! ». Sovente egli usa donare il « San Sebastiano », forse perché scritto in francese e di soggetto particolarissimo. E in rari casi, opere antiche sue, quando la posizione sociale del richiedente renda logica una determinata scelta; cosi ad un prete o anche semplicemente ad un uomo religioso troverà opportuno di donare la « Contemplazione della Morte », anche se scritta molti anni addietro; ad un vecchio eroe della guerra libica, le « Canzoni della Cesta d’Oltremare », e cosi via. Talvolta accade a d’Annunzio di non ricordare dei versi suoi. Un giorno, per celia, ad Arcachon, scrissi un sonetto per ima bella donna e vi inserii cinque o sei versi tolti di sana pianta dal « Poema Paradisiaco »; poi presentai la composizione a lui, pregandolo di rivedermela e di correggerla.