308 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO giustificata in quanto, da un lato, la fama del Poeta è troppo solida perché un errore tipografico possa comprometterla e, dall’altro lato, l’errore è rarissimo, poiché tutti, dall’editore al ragazzo che scopa la tipografia, sono preoccupati di accontentare, in tutto, colui che rappresenta la gloria letteraria della Ditta. In d’Annunzio poi, questa mania si è estesa da qualche anno anche alla dattilografia. Quando, durante il nostro comune soggiorno in Francia, mi dava da ricopiare i suoi manoscritti, era preoccupatissimo e mi infarciva la testa di raccomandazioni ogni volta. Spedendomi a Parigi il manoscritto della « Pisanella » perché lo copiassi, mi scrisse: « Procura che la copia dattilografata sia “precisissima”, che gli errori in questo genere di scritture sono orrendi. « Del resto il manoscritto è molto chiaro anche nei nomi proprii. « Coraggio fratello. Arrivederci fra giorni - il tuo Gabriele. » Un’altra piccola mania di d’Annunzio, innocentissima, è quella della posta. Se d’Annunzio vede per caso un suo simile imbucare una lettera, la sua faccia assume una espressione di compassione e di stupore come davanti all’atto di un povero incosciente; esattamente come se lo vedesse rinchiudere il suo testamento in una bottiglia ed affidarlo alle onde. Non esagero affatto. «Ma è mai possibile» sembra che dica «che vi siano ancora al mondo degli illusi simili? » Infatti d’Annunzio non ammette, come mezzo di corrispondenza, che la «lettera raccomandata». Da moltissimi anni ha poi adottato il sistema del « messaggero », vale a dire di un individuo di sua assoluta fiducia che porta le sue lettere personalmente al destinatario. Solo con questo sistema, che si praticava nell’epoca romana, egli si sente perfettamente tranquillo, qualunque altro mezzo essendo da lui considerato come incerto e aleatorio.