XXVI INTERMEZZO DIPLOMATICO IL CONCILIO DI COSTANZA - I PEZZENTI - « L’UFFICIO FALSI » -LA SPADA DI BRUSSILOFF - D’ANNUNZIO E RE NICOLA - IL CATARRO DI ZAGLUL PASCIÀ - LA COLLANA DI PERLE - « SE WILSON DIVENTASSE PAZZO! » - IL FUORUSCITO SENZA PACE -DANARO CHE VIENE DAL CIELO - IL RAT D’HÔTEL - L’AMBASCIATA DELLA REGGENZA - UN DIPLOMATICO FRANCESE Tutti gli uomini che veleggiano oggi verso i cinquanta anni, conoscono, sia pur sommariamente, la storia ufficiale della lunga e laboriosa Conferenza della Pace, destinata a chiudersi dopo molti mesi coi trattati di Versailles, di Saint-Germain, di Neuilly, del Trianon e di Sèvres, che scontentarono tutti i belligeranti, i neutri, i selvaggi e probabilmente anche gli abitanti di Marte, che devono averne seguito lo svolgersi, da lontano. Ma pochi, tranne i parigini e coloro che ne furono attori o spettatori diretti, conoscono lo strano mondo che s’era andato formando intorno a quel gran congresso, il quale, esattamente come avvenne al Concilio di Costanza, accomunò vividi ingegni ad insigni imbecilli, patrioti intemerati a mercatanti spudorati, idealisti irriducibili a cortigiane di ogni razza e d’ogni confessione. Al mostruoso banchetto del Q,uai d’Orsay, sedevano come invitati « di marca * i plenipotenziari delle più grandi nazioni del mondo: ogni giorno essi divoravano coscienziosamente province e città, tracannavano laghi, mari e fiumi. Fuor della porta, come pezzenti, stavano i rappresentanti più o meno legittimi dei popoli malcontenti della loro sorte e di quelli che pur non essendo malcontenti fingevano di esserlo per amore della novità, e tutti tentavano, poveretti, di raccogliere le briciole cadute dalla pantagruelica mensa.