468 VITA SEGRETA DI GABRIELE D'ANNUNZIO commentava gli stupidi pettegolezzi e le strampalate invenzioni che correvano sulle bocche di tutti. Non mancava qualche volta di recarsi a prendere il tè e a raccogliere notizie, specialmente in quegli ambienti non ben definiti che mettevano capo agli alberghi eleganti della capitale. Vi correvano i « canards » più inverosimili che da tutti, lui compreso, venivano accettati con quella credulità che è data solo dallo stato di guerra, situazione allora nuovissima alla quale da tanto tempo gli uomini si erano disabituati. Uno scrittore francese ha raccolto in due volumi tutte le leggende che sorsero e si propalarono per il mondo durante la guerra mondiale. Ma ha trascurato quelle sciocche. E, nel settembre 1914, erano proprio quelle, che sorgevano impensatamente da ogni parte ed in ogni istante e che gli oziosi si incaricavano di propalare facendo il giuoco degli agenti tedeschi, rimasti a Parigi ad organizzare la « sfiducia francese ». Sembra impossibile, ripensandovi oggi, che di tali sciocchezze si alimentasse la conversazione del « mondo parigino » rimasto ancora nella capitale. Eppure era cosi. Non udii io stesso con le mie orecchie la marchesa C. affermare a d’Annunzio, all’ Hotel Ritz, che era impossibile che i francesi vincessero perché il generale Joffre, completamente rammollito, invece di occuparsi del comando e di dare le istruzioni necessarie, passava le giornate a leggere dei romanzi sotto la tenda? E non udii un’altra signora presente (moglie di un ministro di un paese neutrale) dinanzi al gentile sorriso incredulo di d’An-nunzio confermare quello stupido fatto, dichiarando di averlo saputo un’ora prima da un consigliere dell’Amba-sciata russa? E l’altra frottola degli aviatori francesi, ebbri di cocaina, sorpresi nei sotterranei dell’Hòtel Astoria durante un attacco aereo degli apparecchi tedeschi? E l’elenco « ufficiale » dei reggimenti passati al nemico,