68 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO una sciocchezza: «Bisogna proprio dargliele tutte vinte !» (i). Ed il suo celebre servo Rocco Pesce che, sotto altri punti di vista, lo conosceva altrettanto bene, sintetizzava, nel suo dialetto, questo difetto del padrone con la frase abruzzese: « ’Un ce se pò! » (Non ci si può). Vale a dire: contro la sua volontà non si può far nulla. D’Annunzio stesso riconosce questo suo difetto, del quale però è leggermente orgoglioso, come di un difetto simpatico, tanto che l’ha consacrato in un suo motto prediletto che di solito, per evitare eccessive illusioni femminili, fa incidere da anni sui doni che fa alle donne: « Chi il tenerà legato? ». Non potrei chiudere questo mio capitolo senza parlare di un altro grave difetto del mio Eroe, che gli ha procurato più noie e più nemici che non tutti gli altri messi insieme, e che, caso strano, trova le sue origini in un sentimento lodevole: quello di voler accontentare sempre tutti. Il difetto consiste nel promettere sempre e nel non mantenere mai. Con l’andar degli anni, s’è talmente incancrenita in lui l’abitudine funesta delle promesse, che egli arriva al punto di farle anche per cose che gli altri non ardirebbero di chiedergli. E la fallacia delle promesse dannunziane è tanto nota « urbi et orbi », che mi sono chiesto spesso come vi siano dei gonzi che ad esse prestano fede, cosi come è strano che esistano ancora persone che si lasciano derubare col sistema detto « all’americana ». Da circa quarant’anni a questa parte, d’Annunzio promette a getto continuo: di visitare città, di partecipare a celebrazioni, di far da testimonio a matrimoni, di scrivere ( i ) « Ho posto al sommo d'ogni valore umano la disobbedienza », scrive nel « Libro Segreto ».