132 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO il cerchio di quella vita alla cui diversità innumerevole egli leva l'inno finale. Per ciò, contro l'apparenza, l'edificio ch'egli ha costruito è vasto di dimensioni ma non è multilátero come quello del Balzac; e s'impone piti per la mole che per la materia e per il disegno. » Per il Mistral non nutrì mai alcuna ammirazione. « Questo Mistral » egli disse un giorno «non è un contadino, un Melibeo provenzale dal cui vergine cuore scaturiscano le canzoni come da una fonte le acque. Egli è un baccelliere, un erudito, che s'è messo a studiare il provenzale classico come prima aveva studiato il latino. Egli non si esprime come si esprimerebbe un semplice contadino nell'idioma nativo; no, ma scrive in una lingua morta, nella lingua dei trovatori del tredicesimo secolo. « E quindi le sue creazioni non hanno la ingenuità o la brutalità della gente agreste: ma sono invece impregnate di tutte le ipocrisie del romanticismo e si muovono con tutto il convenzionalismo virtuoso e ozioso dei falsi villani da teatro scolastico. La sua produzione non è spontanea, ma è elaborata secondo una certa estetica e una certa critica preliminare. Mistral fa de' poemi rustici e delle canzoni provenzali nella stessa maniera che un latinista fa delle eclo-ghe e delli epigrammi latini. « Insamma questo “félibrige " letterario che ha le sue pompe e i suoi giuochi e le sue gerarchie, non è altro se non una bizzarria bizantina, una inutile esercitazione accademica. » Ben altra era la sua opinione sull’opera di Guy de Mau-passant. A proposito di questo grande egli scrisse: « Il primo romanzo di Guy de Maupassant è “ Une vie ”, un libro architettato con quel finissimo senso della misura che l'autore ha appreso dal grande maestro ( I ), un libro dove le pagine belle e forti sono numerose e dove lo stile è di una semplicità rara in tempi (i) Gustavo Flaubert.