D’ANNUNZIO E IL CINEMATOGRAFO 181 « È stata riportata da vari giorni la notizia inesatta del mediocre successo di un film che una grande Gasa di Torino ha composto su soggetto del signor Gabriele d’Annun-zio, con una magnificenza sino ad oggi sconosciuta nel campo cinematografico. « Questa notizia ha avuto origine dalla rivolta del pubblico romano contro l’impresario maldestro che ha preteso imporre per la prima rappresentazione di un semplice film i prezzi straordinari ai quali in Italia il pubblico è abituato a rassegnarsi per le “prime” delle tragedie del Maestro. Ma, da due settimane a questa parte, a Roma, a Napoli, a Milano, a Torino, le sale sono sempre gremite e si rimandano gli spettatori. « Del resto il signor d’Annunzio che, malgrado tutto, è un saggio, non avrebbe mai acconsentito a legare le fortune del suo solido canile a quella cosa fragile e trepidante che si chiama pellicola cinematografica anche se lunga tre chilometri. Alla consegna del soggetto, egli aveva ricevuto cento-mila franchi “rubis sur l’ongle” come direbbe Piron; ciò che gli assicurava la “carne rossa” per i suoi levrieri almeno per un semestre. E la prova del grande successo di “Cabiria” sta nel fatto che la stessa Casa ha chiesto ora all’autore del “ Chèvrefeuille” un altro soggetto, per lo stesso prezzo, aggiungendovi una percentuale sugli incassi lordi: il che garantisce non solamente la famosa carne rossa per un altro semestre, ma anche qualche dolciume, e per i giorni di corse, i tuorli d’ovo e il cognac di cento anni. » I lettori dei giornali parigini trovarono il comunicato assai ben scritto e nello stile del Maestro; tanto che si mormorò nelle redazioni che il segretario del Poeta sapeva scrivere altrettanto bene quanto il suo principale. Da quei giorni in poi i rapporti di d’Annunzio col mondo cinematografico non furono altro che un seguito ininterrotto di proposte, di controproposte, di soggetti abbozzati