INVENZIONI, MANIE E SUPERSTIZIONI 305 gna l’inizio della parabola discendente dell’uomo e dell’artista; declino superbo che, come il tramonto di una giornata meravigliosa, è interrotto qua e là dai bagliori stupendi degli ultimi raggi. Per ultimo, non però cronologicamente, ricorderò un altro motto: «Me ne frego ». In d’Annunzio, questo motto non è di origine guerresca, benché sia il motto ormai storico degli Arditi, adottato poi dai Legionari di Fiume. D’Annunzio se ne serviva già in Francia, nel 1914, quando alla guerra nessuno pensava. L’aveva fatto persino incidere sulla sua carta da lettere, tanto che sovente alcune sue amiche francesi, ponendomi in grave imbarazzo, me ne chiesero il significato che egli naturalmente non aveva loro voluto rivelare. Nel campo delle relazioni amorose del Poeta, quel motto rappresentò per lui un programma al quale raramente venne meno, durante tutto il periodo dell’esilio. Altro motto che egli predilige per analoghe ragioni è: « Chi il tenerà legato? ». Anche il motto: « Qjiis contra nos? » che è inscritto nella bandiera della Reggenza del Carnaro, è uno dei suoi preferiti e si trova sovente sulla sua carta da lettere. In tema di motti, è da notare che d’Annunzio non usò mai per sé del motto : « Forse che si forse che no » che sarebbe stato assai rispondente al suo temperamento sempre « ondoyant et divers » come direbbe il signor di Montaigne. Il motto che egli ha scelto per il suo stemma principesco è: « Immotus nec iners ». Esso aderisce infatti perfettamente alla sua attuale vita sul Garda, che si potrebbe definire: un ozio intellettualmente affaccendatissimo. L’ultimo suo motto, cronologicamente parlando, lo troviamo nel suo « Libro Segreto »: « Non est mortale quod opto ». 30.