522 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Se d’Annunzio deve consegnare una lettera di raccomandazione per un personaggio, ad uno scocciatore che glie l’ha sollecitata ed al quale è impossibile negarla, la consegna aperta (rinunciando in tal caso al sigillo) affinché l’individuo possa coi suoi stessi occhi valutare la bontà e la generosità del Poeta. Qualche volta però (la mia obbiettività mi impone di dirlo) manda contemporaneamente un telegramma al destinatario, che, se proprio non annulla, diminuisce considerevolmente la portata e l’effetto della raccomandazione. La pubblicità data alle sue lettere, specialmente a quelle scherzose o « cameratesche », lo esaspera. L’ho visto fuor di sè dall’indignazione perché un suo amico s’era permesso di far pubblicare sui giornali una sua lettera scritta mezzo in italiano mezzo in dialetto e destinata, nelle sue intenzioni, ad essere letta solo dal destinatario e non dal pubblico: « Non lo voglio più vedere ! » mi disse in quell’occasione. Decisione questa che naturalmente non ebbe seguito, giacché d’Annunzio, incapace di serbar rancore, ricevette poco tempo dopo l’amico in questione, con l’abituale cordialità. Credo che pochi uomini celebri abbiano nella loro vita ricevuto lettere su soggetti più disparati e impensati di quelle ricevute da d’Annunzio. Cosi come la sua eccezionale posizione di gloria gli permette di scrivere a chiunque, anche, come è spesso avvenuto, a sovrani, e permette ai sovrani, senza venir meno all’etichetta, di rispondergli personalmente, tutti stimano di potergli scrivere per qualsiasi ragione ed in qualunque momento della loro vita. Lo stesso postino, alla solita ora, gli può portare contemporaneamente (come è avvenuto) una richiesta di venti lire di sussidio, e... l’offerta di un trono. Aggiungerò anzi che nel periodo burrascoso che segui la guerra e specialmente