INVENZIONI, MANIE E SUPERSTIZIONI nella villa che il Compositore abitava a Milano, d’Annun-zio consultò dopo il pasto una sibilla milanese, detta la Maga Cecchina (al secolo signora Lucini) che la moglie del maestro Mascagni, donna Lina, anch’essa appassionata per le scienze occulte, aveva fatto venire in casa per l’occasione. La Maga Cecchina, che indaga l’avvenire col sistema caldeo del bianco d’uovo nell’acqua, rivelò a d’An-nunzio che il settembre seguente sarebbe stato per il Poeta un mese pericoloso, specie se avesse voluto viaggiare. Egli ne approfittò subito per rinunciare di andare a Ravenna il 12 settembre, per una commemorazione, come aveva promesso, pur prevedendo d’essere colà atteso da migliaia di persone. D’Annunzio tiene spesso in tasca un dado chiuso in un piccolo bussolotto d’oro. Lo consulta talvolta per celia, talvolta sul serio. Ma in pratica, anche in questo caso, accetta il responso solamente se coincide coi suoi desideri, ovvero, se il fare o non fare una data cosa gli è totalmente indifferente. Lasciò questo dado a Venezia e se ne dolse; tanto, che quando la cameriera glielo ritrovò e glielo spedi, egli mi scrisse subito da Gardone: « Siamo a posto: è arrivato il mio vecchio bussolotto da dado ». Nel 1917, non essendo io riuscito a fargli riavere due suoi anelli, che erano impegnati a Londra e che voleva che io gli spedissi a Venezia immediatamente, ed avendogli io scritto che bisognava avere ancora un po’ di pazienza, mi telegrafò: « Suis déçu pour les bagues. J’ai des motifs superstitieux pour les ravoir. Aurait été facile envoyer quelqu’un les prendre. Tout le reste est bien - Merci - Au revoir - Capitaine d’Annunzio ». Crede agli jettatori, tanto che un giorno mi scrisse a Parigi da Arcachon, nel maggio 1913: « Sono da qualche tempo sotto l’influsso di non so quale jettatore landese incognito. Nel rinchiudere un cane riottoso nel canile, mi sono schiacciato l’anulare della mano destra con uno spasimo orribile. Naturalmente sono rimasto fino ad oggi nell’impossibilità di scrivere. Ora scrivo con pena tenendo il dito sollevato, ma non potrei durare a lungo.