LA CONFESSIONE DI UN’lGNOTA 637 E la conversazione, da quel giorno, cadde sovente sul Poeta, e, naturalmente, sul libro di memorie che io stavo allora iniziando. Madame de B. se ne mostrò interessatissima. E quando, venuti in maggior confidenza, io gliene ebbi letti alcuni capitoli, un bel giorno mi chiese improvvisamente dove contavo raccogliere i particolari necessari per descrivere l’intimità amorosa di d’Annunzio; ed aggiunse: « L’argument est evidemment trop important dans un livre comme le vòtre, pour que les lecteurs y renoncent sans protester ». Nel tono della sua dichiarazione rilevai una tal quale reticenza, e poiché il suo sorriso sembrava autorizzarmi all’audacia, le chiesi molto semplicemente se per caso ella fosse in grado di fornirmi quei particolari che io avrei sempre fatalmente ignorati, essendo purtroppo, in un caso simile, inadeguata allo scopo la semplice induzione. Madame de B. non si adontò della mia coraggiosa domanda. Annui anzi, con molto candore, a quanto le avevo chiesto; e mi promise la sua anonima collaborazione. Per dire il vero non prestai molta fede a quella impreveduta promessa. Le donne temono sempre le indiscrezioni, anche quando possano giovar loro. Dovevo però ricredermi. Qualche mese dopo, mentre mi trovavo in Italia, mi giunse una lettera da Saint-Jean-de-Luz. Era di Madame de B. e conteneva venticinque foglietti azzurri d’una scrittura fitta, senza correzioni. Le pagine che seguono non ne sono che la fedele e quasi integrale traduzione. « Appartengo ad una razza sincera: mi sforzerò quindi di esserlo anche in questa occasione in cui affronto il racconto d’uno di quegli episodi difficilmente dimenticabili che ogni donna tende ad abbellire persino nel proprio ricordo. Ascoltatemi dunque come avete sempre fatto, in altre occasioni, da amico indulgente e... fiducioso.