LA CORRISPONDENZA'DEL POETA 521 presta fede, può mostrare il telegramma agli amici ed alle amiche e far buona figura. Un telegramma di d’Annunzio, lo si sa, è sempre un telegramma di d’Annunzio ! E quel « segue lettera » è una prova di intimità che non molti possono vantare! I telegrammi del Poeta sono quasi sempre « urgenti ». Al possibile recapito di un telegramma semplice egli non presta che una fede relativa, come non crede affatto alla lettera non raccomandata e ride addirittura delle cartoline, che non ha mai usate neppure una volta in vita sua, dopo i 15 anni, pur ricevendone un pacco al giorno. Tutte le lettere di d’Annunzio sono chiuse con sigilli di ceralacca quasi sempre di color azzurro cupo. Il sigillo varia e la variante non è mai eseguita a casaccio. Il sigillo è scelto col motto appropriato alla circostanza ed alla persona. Possedendone almeno una ventina, egli non ha che scegliere. Se scrive una donna, non adopererà certo un motto superbo come « Aut Caesar aut nihil », o un motto di guerra, come « Semper adamas ». Preferirà il sigillo col motto « Io ho quel che ho donato », oppure (usandolo simbolicamente) l’altro: «Memento audere semper». A un « parvenu », o a un « pescecane » qualunque, che in quel momento per ragioni sue particolari egli è costretto ad accontentare, invierà certo la lettera con lo stemma di Montenevoso; ad un poveraccio qualunque, con la divisa: « Sufficit animus ». Sempre presente a se stesso, è quasi impossibile che egli commetta una « gaffe », anche in queste minuzie. Ho per esempio osservato che quando scriveva a me per stimolarmi a fare una cosa che gli premeva, e, non avendo sotto mano altra carta da lettere, era obbligato a farlo su quella che portava per motto: « Me ne frego », non dimenticava mai di cancellare il motto con un piccolo tratto di penna, volendo con ciò, sia pur con me, evitare una contraddizione che poteva prestarsi al ridicolo.