758 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO tro, un migliaio di pazzi eroici trascinati e sorretti dalla volontà e dal genio di un Poeta. 10 credo che, in quel momento storico, un chiaro presentimento di quello che fatalmente doveva compiersi un giorno, cioè l’unione di Fiume alla Madre Patria, abbia attraversato la mente dei comandanti francesi e inglesi ed abbia dettato le loro decisioni assai più che la materiale e categorica richiesta di d’Annunzio. Me lo confessò, molti anni dopo, il primo ufficiale inglese che s’era trovato in presenza del Comandante: il tenente Jack Kahane. Mi disse: « Eravate pochi, ma possedevate una forza che vi centuplicava; avevate tagliato i ponti con la vita ». 11 presentimento di cui ho parlato, unito, da un canto, al buon senso britannico, dall’altro, a quell’ammirazione impulsiva e irresistibile che i francesi provano sempre per tutti gli atti d’audacia, trionfarono. Le potenti bandiere, salutate dalle salve dei moschetti (cosi era stato pattuito) scesero dai pennoni; le caserme furono sgombrate, gli stranieri abbandonarono Fiume per sempre. Quando chiesi al Comandante d’Annunzio come mai, dato il suo carattere, avesse accondisceso alla richiesta degli onori militari, mi rispose ridendo: «Sono sempre stato educato, e lo sai; è la mia grande debolezza! » Meno cortese ma forse più sincera si mostrò la popolazione maschile e soprattutto quella femminile di Fiume. Essa accompagnò l’esodo del franco-inglesi con lazzi, ingiurie e getto di patate e di torsi di cavolo. Le collettività ignorano le raffinatezze dell’educazione. Allontanati gli stranieri, la vita di Fiume si iiiiziò e si organizzò (se cosi si può dire) in un disordine garibaldino! È da chiedersi che cosa sarebbe avvenuto se fosse mancato quell’elemento coesivo che è sempre costituito dalle gerarchie militari. Per fortuna, gli entusiasti legionari accettarono in pieno, almeno nei primi mesi, di obbedire agli altret-