482 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO « Vediamo » rispose d’Annunzio; « cerca di rammentarti quello che hai fatto nella giornata. Vedrai che finirai col ricordarti dove l’hai lasciato. » Franchetti assenti; ebbe un momento di raccoglimento, poi a mezza voce iniziò una specie di ricapitolazione della giornata: «Mi sono alzato alle nove... nel gabinetto da ‘ ‘ toilette ’ ’ non ho messo piede ; di questo sono sicurissimo... » (qui d’Annunzio scostò prudentemente un poco la sedia) « poi sono uscito di casa, ecc. ecc. » Vi lascio immaginare quale impressione fece su d’Annunzio quella categorica dichiarazione. Mai, da quel giorno, il Poeta acconsenti a prendere in comune con Franchetti una cabina di vagone-letto, per recarsi con lui a Milano, ove andavano spesso, durante il periodo della loro collaborazione, per i necessari contatti con l’editore Giulio Ricordi. La « Figlia di Jorio » fu interamente eseguita al pianoforte da Franchetti stesso, nella sede della Casa Ricordi a Milano, nel 1905. Ero presente. Il vecchio Ricordi dichiarò che era un capolavoro. D’Annunzio invece (e lo lessi sul suo viso, di cui conoscevo anche le più fuggevoli espressioni) non era più entusiasta come nei primi tempi, benché ancora prevedesse un grosso successo teatrale, la quale previsione non gli dispiaceva affatto. L’opera fu data la sera del 29 marzo 1906 alla Scala di Milano sotto la direzione di Campanini, e tenne il cartello per tre sere. Il successo fu buono, ma non rispose, come entità d’incasso, alle speranze degli autori e dell’editore. Non fu che nel 1912, poco dopo l’arrivo di d’Annunzio in Francia, che si parlò di una nuova collaborazione musicale, questa volta con Debussy, per la tragedia « Il Martirio di San Sebastiano ». Una grande affinità artistica univa i due autori. Prima