D’ANNUNZIO E I SUOI SERVI 337 Si presenta all’Hòtel d’Iéna, munita d’una lettera d’introduzione dell’impresario teatrale Schurmann, suo antico padrone, e buon conoscente del Poeta. Il Poeta, che è in uno dei suoi giorni grigi, mi incarica di vederla, di parlarle e di riferirgli le mie impressioni. Egli ha vagamente bisogno di una cameriera, tanto pili che è in procinto di ritornare ad Arcachon per rinchiudersi di nuovo a lavorare nel suo eremo di Saint-Dominique. Discendo nell’hall dell’Hótel ed eccomi davanti alla famosa futura « Aélis », che non lasciò più il servizio del Poeta, pur non abitando più presso di lui, negli ultimi dieci anni, nei quali appartenne, per cosi dire, ai quadri della riserva. La creatura che mi sta dinanzi, mi appare a prima vista come insignificante e modestissimamente vestita; ha un vi-sino pallido, quasi emaciato, né brutto né bello. Mi colpisce solo un particolare del suo viso: due occhi fenomenali, da illuminata, quasi da folle, che essa sembra voler nascondere, come si nasconde davanti ad una persona che può essere utile nella vita, una data particolarità fisica, per timore che possa impressionare sfavorevolmente. A parte questa originalità, il suo aspetto è quello di una donnetta sui 28 anni, mite, esitante, quasi direi spaurita. Le parlo brevemente; poi, pregatala d’attendere, risalgo nell’appartamento di d’Annunzio. Se avessi con lui taciuto l’affare degli occhi, molto probabilmente il Poeta, che non aveva assoluta urgenza di una cameriera, e che è sempre ostile a contatti con persone nuove, non avrebbe nemmeno chiesto di vederla. Ma la mia impressione, che gli riferisco, di quegli occhi magnetici, lo incuriosisce come tutte le originalità femminili fisiche e morali. Cinque minuti dopo, la postulante è in sua presenza. Egli le parla brevissimamente e la congeda pregandola di attendere abbasso la risposta. Non appena essa è uscita, mi dice: « Si vede che oggi sei di manica larga nel giudicare le donne. Mi pare bruttina assai! » 22.