COME D’ANNUNZIO CREA UN CAPOLAVORO 377 e il terzo finiti. Avrete indovinato, lo penso, tutta la pienezza dell’azione. Sarete inchiodata alla cetra, o Santo troppo bello.1 Lavoro tutte le notti fino alla tarda alba. A presto. Penso a voi incessantemente, e vi amo, a traverso la fiamma del mio spirito. » Quando si decise a fare una breve corsa a Parigi per prendere accordi con lei e col pittore Bakst, le scrisse: aCaro “fratello” « Tutti i Santi trafitti attendevano il Santo dei Santi, e voi non venite! Non posso partire questa sera; non sto bene. L’eccesso e l’ardore del lavoro mi consumano. Mi rivedrete troppo pallido. Partirò domani sera e non rimarrò che qualche ora. Il dèmone m’ingiunge di non interrompere la fatica terribile. Vi bacio le due mani con la piti tenera malinconia. » E firmò: « L’arciere deluso ». A metà circa della composizione del poema, forse perché suggeritagli dal supplizio del Santo, fu preso ad un tratto dalla mania degli archi. Mi mandò a Parigi, dove ancor oggi presso alla Porte Saint-Dénis esiste un celebre fabbricante d’archi e di frecce (i) dal quale comprai una dozzina di magnifici archi alti almeno due metri, con la relativa dotazione di frecce. Dal giorno in cui glieli portai, egli si diverti ad esercitarsi al tiro dell’arco quasi ogni giorno, nelle soste del suo lavoro; quando Ida Rubinstein venne a trovarlo e passò qualche giorno al Grand-Hotel di Arcachon recandosi ogni pomeriggio a visitare il Poeta nella sua villa, si divertirono a fare delle vere e proprie gare di tiro coll’arco. Ho detto prima, come, durante la composizione del « San Sebastiano », il Poeta mi inviasse ogni giorno il testo da lui (i) Si tratta dell’antichissima ditta Van Capellen, che di padre in figlio fabbrica archi e fa risalire questa industria alle epoche di Filippo il Bello! Attualmente la ditta, della quale conservo ancora i grassi conti saldati, fornisce le società del tiro all’arco, abbastanza numerose non solo in Inghilterra ma anche in Francia.