Vili D’ANNUNZIO E GLI ANIMALI «UNA VIPERA TI UCCIDERÀ! » - I LEVRIERI - LA DOLCE CRIS-SA - LE CORSE DI SAINT-CLOUD E IL DUCA DI LEEDS - «VITE DI CANI ILLUSTRI » - IL CANILE DI SAINT-LIÈVRE - LE MAMME E I PAPÀ DEI CANI - LE VITTORIE DI WHITE HA VANA - LA TRAGEDIA DEI CANI - IL MIRACOLO DI CÉCIL SOREL - ALI NOUR, ARDORE PIEGHEVOLE DEL DESERTO - IL FIERO MALA-TESTA - DUE CAVALLI PERDUTI A MONTECARLO - UN PUROSANGUE PER 275 FRANCHI - FIUMANIN, L’EUNUCO DEL SERRAGLIO - LA MESSALINA DAI CENTO AMANTI - IL FILOSOFO EVANDRO - LI-TAI-PÉ PESCIOLINO TELEPATICO - UNA TARTARUGA EMULA DELLA RUBISTEIN - LA SFINGE Gabriele d’Annunzio ama gli animali (1); si può dire, anzi, tutti gli animali senza eccezione; e le principali ragioni di questo suo sentimento sono due: la prima è la sua bontà che lo avvicina sempre e volentieri agli esseri semplici e sinceri; la seconda, quella specie di benessere e quella sensazione di pace e di tranquillità che gli procura la compagnia di « viventi » dei quali non è obbligato a diffidare e le cui prove d’attaccamento non possono mai essere determinate da ragioni indirette od oscure. Non mi sentirei il coraggio di affermare che l’amore francescano del Poeta per gli animali della creazione possa giungere fino a fargli apprezzare l’ingombrante compagnia di Frate Leone o quella pericolosa di « Suora Vipera», a proposito della quale, non so perché, egli ha scritto: « Il dèmone del rischio mi aveva detto: Una vipera ti ucciderà », ma è certo ( 1 ) Alcune fra le sue più stupende e celebri pagine di poesia sono dedicate ad un animale: il cervo.