l’uomo fisico 13 ghezza è ancora visibile sulla parte sinistra del cranio; essa è dovuta, come s’è detto, ad un malaugurato colpo di sciabola. Poco sopra l’arcata sopraccigliare sinistra si riscontra un’altra piccola cicatrice ormai quasi invisibile. L’origine è anche più gloriosa di quella dell’altra. Produsse la ferita un pezzo di calcinaccio staccatosi dal soffitto del salotto occupato dal Comandante nel Palazzo Governatoriale di Fiume, il giorno in cui, da bordo della corazzata « Andrea Doria », per ordine del cavaliere Giolitti, Presidente del Consiglio, parti quel colpo di cannone che avrebbe dovuto troncare, con la vita sacra del Poeta, la resistenza della Città olocausta. Gli occhi di d’Annunzio, «affondati nel fuoco perpetuo del suo cervello », sono affetti da una forte miopia che lo ha sempre costretto a portare il monocolo e, quando lavora, gli occhiali. Anche in gioventù egli ebbe la vista sempre debole. Scriveva all’amico Scarfoglio, nel 1893: « Gli occhi mi danno spesso fastidio e il fastidio mi impedisce di occuparmi ». E non aveva allora che vent’anni ! 3 O Se gli accade di perdere il monocolo o di lasciarlo cadere a terra, e se, contrariamente alle sue abitudini precauzionali, non ne ha in tasca almeno una mezza dozzina di ricambio, il Poeta si trova nelle condizioni del classico cieco a cui manchi anche il can barbone. Anche all’epoca in cui non aveva ancora perso l’uso dell’occhio sinistro, che del resto era sempre stato quello più debole, l’espressione del suo viso, quando perdeva la « caramella », era commovente e pietosa, benché, anche in quelle circostanze, egli non perdesse la sua abituale intonazione di dolce e paziente filosofia. Un giorno questa piccola catastrofe gli accadde mentre scendevamo soli, di notte, alla stazione di Lucerna, durante un misterioso viaggio in cui ebbi la fortuna di accompagnarlo e del quale parlerò altrove.