276 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO di Parigi) dur ò per circa cinque anni, vale a dire per tutto il soggiorno in Francia di d’Annunzio, e fu ricambiata dal Poeta con quella dolce affabilità che egli porta in gran parte delle sue amicizie, fatta più di rassegnata sopportazione che di altri sentimenti. Quell’amicizia doveva avere, due anni più tardi, una simpatica conferma nella prefazione che d’Annunzio scrisse per il volume del Montesquiou che porta per titolo: « La Gomtesse de Castiglione ». Ma dove rifulsero l’arte e il carattere del moschettiere fu nella organizzazione della fuga di d’Annunzio da Parigi. Io ritengo (benché per tema di ridicolo egli non osasse affermarlo e neppure farvi allusione) che Robert de Montesquiou, nella sua qualità di discendente di D’Artagnan, non rifuggisse dallo stabilire mentalmente un certo parallelo fra la sua amicizia per d’Annunzio e quella del suo avo per Aramis; e che, per una specie di romantico atavismo, si compiacesse di favorire, nella sua vita, come l’aveva sempre favorito nell’acconciatura dei suoi capelli e dei suoi baffi, qualunque imitazione delle avventurose gesta del suo illustre antenato. Egli fu dunque beato quando d’Annunzio gli confidò in gran segreto che s’era innamorato perdutamente di una nuova donna, e che, dato che la sua amica del momento, resa sospettosa da cento piccoli indizi, si sarebbe certo opposta con tutto l’ardore della sua furibonda gelosia ad una partenza di lui con la nuova sua « dulcinea », era quindi indispensabile organizzare una evasione in grande stile. La cosa non presentava certo le stesse difficoltà della fuga di Casanova dai Piombi di Venezia. Si trattava, per cosi dire, di una evasione all’acqua di rose. Il rifugio era già stato trovato dall’interessata che, pur di rapire il Poeta alla donna che in quell’epoca vantava dei diritti su di lui e lo voleva tutto per sé, aveva spinto la sua devozione amorosa sino a percorrere non solo la