580 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Accanto a questi privilegiati, morti e vivi, esiste una folla di «amici minores», alcuni d’antica data, altri di data assai più recente e per i quali l’attaccamento di d’Annunzio ebbe forme saltuarie e diverse, a seconda dei luoghi dove egli abitava e delle circostanze. In Italia Mario Pelosini, Adolfo de Carolis, Angiolo Orvieto, Ugo Ojetti, Gerolamo Rovetta, Guido Treves, Giuseppe Brunati, Achille Ricciardi, Diego Angeli e moltissimi altri. In Francia: Robert de Montesquiou, Achille Richard, Marcel Boulenger, e una donna, Romaine Brocks. A Fiume: Nino Bonmartini, Eugenio Coselschi, Ulisse Igliori, Riccardo Gigante, ed altri. Furono veri amici nel senso che tutti danno a questa parola? Lascio giudicare dal lettore. Ecco un esempio : Prendiamo uno dei più favoriti: Mario Pelosini. Avvocato di grido, dicitore elegantissimo, animo d’artista, egli non solo conosceva il Poeta da moltissimi anni, ma ne era un seguace e un devoto. D’Annunzio per molti anni ricambiò questa dedizione spirituale trattando sempre il Pelosini con affettuosa familiarità. Fin qui nulla di strano: egli si comportò cosi anche con molte altre persone assai meno meritevoli. Ma ecco che un bel giorno, d’Annunzio, che da oltre un anno aveva lasciata l’Italia e abitava ad Arcachon, riceve dal Pelosini, non so più in quale occasione, una nobile lettera di fede. Fra tante lettere ricevute, questa, più d’ogni altra, colpisce la sua sensibilità: e la colpisce proprio mentre egli sta per terminare il suo volume che ha per titolo: « La Contemplazione della Morte ». Ignoro il contenuto esatto della lettera di Pelosini, come ignoro l’associazione d’idee e di sentimenti che essa può aver provocato nell’animo di d’Annunzio. Conosco invece (come lo possono conoscere tutti leggendo il «Messaggio» che precede la «Contemplazione») le ra-