D’ANNUNZIO « BUSINESS MAN )) 667 Non c’era da discutere. « G’était à prendre ou à laisser. » L’editore Sommaruga, abile quanto avaro, sapeva non solo fiutare gli ingegni non ancora rivelati, ma anche spendere il meno possibile per rivelarli al pubblico; e Gabriele d’Annunzio, dal canto suo, conosceva e valutava già troppo bene le possibilità future del suo ingegno per non imporsi dei sacrifici che considerava transitori. Infatti, dopo brevissimo tempo, dai crediti presso il pa-sticcere e il fiorista si passa a guadagni in contanti. Ma, in verità, rimangono sempre modestissimi: una ventina di lire per articolo! Insomma l’esercizio della professione giornalistica diede appena, a d’Annunzio, dal 1884 al 1889, epoca in cui fu costretto a cercare la soluzione materiale del problema della sua vita, il mezzo di vivacchiare alla meglio e di soddisfare qualche piccolo innocente snobismo. Questo per il lato materiale. Dal lato... immorale, il compenso alle sue fatiche in quello stesso periodo fu più sostanzioso, specialmente per un amatore di femmine della sua tempra e della sua insaziabilità. L’articolo quotidiano diventò per lui un elegante mezzo per lusingare pubblicamente la vanità, l’orgoglio, la sete di lode delle più belle donne di Roma, e per ricavarne, com’era giusto, quei compensi ai quali egli ambiva maggiormente. I compensi divennero anzi tanto frequenti che non dobbiamo far fatica a crederlo sincero, quando (sia pure in versi) egli proclama proprio in quell’epoca: O bei corpi di femmine attorcenti Come anella di un serpe, agili e brevi, Pure io non so dai vostri allacciamenti Ancora sazio liberare il fianco, quasi facendo una colpa al bel sesso d’essere stato con lui troppo prodigo in favori cosi intimi. tamente le casse desiderate senza attendere l’invio degli articoli dell’amico Poeta.