XI D’ANNUNZIO E I SUOI SERVI IL POETA. FA I CONTI DELLA CUCINA - LE NOVEMILA LIRE DI UNA CUOCA - LA MODESTA VERONICA - ROCCO PESCE GUARDIANO DI D’ANNUNZIO - IL SERVO CHE TEME LE BELVE - ANASTASIA, LA SEVERA SUOCERA DEL POETA - LE VISIONI MISTICHE DI NOEMI - UNA CUOCA SIMBOLO DI VITTORIA - AL MOUL-LEAU ACCADONO COSE NEFANDE - LA CAMERIERA DALL’ENIGMATICO SORRISO - D’ANNUNZIO PRENDE ALLOGGIO CON DANTE E VIRGILIO - UN SERVO CHE NON VUOL DORMIRE -SUORA INTINGOLA - IL FULMINEO BASSO - ISIDORO RIPETE IL GESTO DI VATEL Ognuno di noi, ricco o povero, durante tutta la vita o transitoriamente, ha avuto dei servi. Gli stessi contadini hanno dei servi e, probabilmente, anche questi servi dei contadini hanno alla loro volta qualcuno più in basso di loro, che li aiuta. È una legge, non dico di natura, benché si racconti che anche le formiche mantengono in schiavitù degli insetti inferiori, ma del vivere sociale dell’umanità. Ed ognuno di noi ha potuto constatare a proprie spese che (salvo eccezioni rarissime) il servo abbandona il padrone non appena trovi un posto migliore, o magari peggiore, appena ha la sensazione che la casa del padrone stesso sia per cessare d’essere l’ideale per lui, in quanto vi cominciano a scarseggiare i quattrini. Ora, sostenere che la casa di d’Annunzio sia per il servo una casa ideale, sarebbe esagerato. In primo luogo il lavoro è continuo e pesante. Il padrone, benché amabilissimo, è esigente e lo è di continuo. Pretende un ordine assoluto e una pulizia meticolosa. Per di più, è sospettoso.