d'annunzio e I SUOI COLLABORATORI 499 Egli segui giorno per giorno la lettura del romanzo e, trovandolo di grande interesse, scrisse all’autore, proponendosi come traduttore. D’Annunzio accettò, e il romanzo, poco tempo dopo, veniva pubblicato dal « Temps » sotto il titolo: «L’In-trus » (2). Durante questo lungo periodo Hérelle soddisfece a tal punto d’Annunzio, che questi non pensò nemmeno lontanamente a sostituirlo. Lo considerava, è vero, un « adoucis-seur » (la qualifica è di d’Annunzio), vale a dire gli rimproverava, in fondo all’animo suo, di togliere al suo testo quella cruda potenza che caratterizza la costruzione della frase dannunziana, e ancor più di addolcirne arbitrariamente i vocaboli, di avvolgere insomma la sua prosa nel sottile velo di un francese certo correttissimo e purissimo nel senso linguistico, ma privo del marchio datogli dalla specialissima personalità del Poeta. D’altra parte, egli non si nascondeva che forse questi difetti giovavano al successo librario e di conseguenza finanziario dei volumi, i quali resi, direi quasi, più comprensibili alla mentalità media dei lettori, raggiungevano nella loro traduzione tirature insperate ed eguaglianti quelle dei più noti scrittori francesi. In alcune traduzioni dell’Hérelle quei difetti furono meno sensibili; per esempio nelle opere dannunziane della prima maniera, quali « L’Innocente », « Giovanni Episcopo », « Il Piacere », « Il Trionfo della Morte »; divennero più avvertibili in altre, come « Il Fuoco », tanto che quando d’Annunzio scrisse il « Forse che si forse che no » ed una sua amica gli propose di tradurlo, il Poeta non fu tardo ad accettare, rinunciando in tal modo all’opera del (2) Questo titolo non era stato scelto né dal traduttore né dall’autore. Esso fu dovuto al fatto che poco tempo prima era stato pubblicato un volume d’un autore francese dal titolo « L’Innocente ». La direzione del « Temps » per evitare confusioni aveva scelto il nuovo titolo che fu 'a seguito mantenuto anche nell’edizione di Calmami Lévy.