434 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO migliare a un simpatico urang-utang, e mi disse : « Io mi sento più giovane: e tu? » Verrà pubblicato un giorno quel testo ? Chi lo sa ? Certo, ove lo fosse, esso servirebbe egregiamente ad integrare il già famosissimo e condannatissimo romanzo che fece sprecare tanto inchiostro «sdegnato» ai critici di tutto il mondo e, senza dubbio, a renderlo più accettabile, per virtù di contrasto, anche al più austero lettore. Alla gentildonna citata che, evasa dal cerchio infuocato dannunziano, riprese la sua vita di prima, doveva succedere un’altra dama la quale, indirettamente, ebbe una anche più notevole importanza nella vita del Poeta. Questa volta,l’astro veniva dall’Oriente. Si trattava di una signora della piccola nobiltà russa, che tutti coloro che avvicinarono d’Annunzio durante il suo lungo soggiorno in Francia conobbero e poterono giudicare poiché, separata dal marito, ella visse quasi coniugalmente col Poeta. Io mi limiterò a chiamarla, per eccesso di discrezione, col nome che essa assunse quale traduttrice del « Forse che si forse che no », cioè « Donatella ». La nuova fiamma era una donna assai interessante e, senza dubbio alcuno, anche più bella delle due a cui ho accennato or ora. Alta, con un corpo snello e sinuoso, dalle movenze armoniose, quasi ritmiche, «La Diana caucasea » (i), cosi la chiamava il Poeta, aveva una voce dal timbro dolcissimo ed un viso pensoso e altero: era il classico tipo della bella slava quale amavano raffigurarsela i lettori dei primi romanzi di Tolstoi. Quanto al morale, Donatella era una donna originalissima. Il suo cervello offriva una strana miscela di pensieri complessi e abbastanza profondi e di alcune inesplicabili infantilità. (i) L’amico di d’Annunzio, prof. Tenneroni, uomo pavido e casto, usava chiamarla, con gran diletto del Poeta, «La Semiramide russa ».