520 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO In uno di questi impicci il Poeta si trovò una volta a Gar-done. Il rappresentante in Parigi dei giornali americani di Hearst (col quale eravamo in quotidiani rapporti per gli articoli che d’Annunzio scriveva in quell’epoca per il « New York American ») mi telegrafò per affari concernenti la collaborazione del Poeta, e chiuse il telegramma chiedendo, fra altre notizie, se la voce che correva un po’ dappertutto, che cioè d’Annunzio fosse sul punto di divorziare dalla moglie e di riammogliarsi, fosse attendibile. Comunicai il telegramma al Poeta. Egli lo lesse attentamente poi mi diede tutte le istruzioni necessarie per la risposta; ma non mi disse nulla circa il come avrei dovuto rispondere all’ultima domanda, indiscreta, contenuta nel telegramma. Com’era mio dovere (ed anche per evitare il dilagare di frottole antipatiche) richiamai la sua attenzione sull’opportunità di dare una risposta qualsiasi. La risposta non era molto facile, giacché, quantunque d’Annunzio non si sognasse neppure di divorziare e meno ancora di sposarsi di nuovo, noi sapevamo benissimo in che modo e per quali ragioni quella voce era corsa ed a chi si riferisse. Volete sapere come d’Annunzio risolse la questione di dire senza dire, e di tacere senza tacere? Con queste parole (scritte alla fine del telegramma di risposta, ch’era tutto d’affari): « ...Stop. Moglie non esiste». Lo stesso Oracolo di Delfo non avrebbe potuto cavarsela, in analoga situazione, con maggiore abilità e destrezza ! Tutti i telegrammi di d’Annunzio, indistintamente, finiscono colla frase: «Segue lettera». La lettera, s’intende, non segue mai, ma la categorica affermazione soddisfa il destinatario, perché anche se egli (fatto cauto dal passato) non vi