INTERMEZZO DIPLOMATICO 731 In compenso, e non è poco, egli offriva ai visitatori, oJtre al diletto intellettuale della sua sottile e cattivante conversazione, delle sigarette « Ayala » che ritengo fossero fabbricate apposta per la Delegazione, tanto erano squisite. Ma, ahimè, queste non erano che fortunate eccezioni. Nelle altre Rappresentanze non si sentiva parlare, da mane a sera, che di fondi esauriti, di denaro che non giungeva, di casse a secco ecc. ecc.; oppure (tormento ancor più raffinato) di favolose ricchezze delle quali però non si poteva disporre. Non dimenticherò mai l’episodio di una famosa collana di brillanti, che tenne in sospeso l’animo di sei di quei plenipotenziari senza quattrini, compreso il sotto-scritto. Uno dei delegati, non mi ricordo più se siriano, armeno o georgiano, aveva lasciato comprendere agli altri compagni di sventura che i fondi segreti della Rappresentanza del suo paese possedevano un’ultima risorsa non indifferente. Si trattava di una collana di brillanti del valore approssimativo di due milioni di franchi. Egli lasciò capire, inoltre, che, per uno spirito fraterno di solidarietà, era pronto a lasciar beneficiare anche gli altri suoi colleghi delle nazionalità oppresse, d’una parte del ricavo della vendita del gioiello. La riconfortante e strabiliante comunicazione ci fu fatta una sera in una modesta stanza di una povera casa del Boulevard de Fiandre, ove ci eravamo riuniti. Occorrerebbe la penna di un artista per descrivere le facce dei vari rappresentanti presenti al momento di quella dichiarazione. Dalla più cupa e rassegnata malinconia, esse passarono ad un’espressione di beatitudine che con gran fatica, ma inutilmente, tentavano di dissimulare sotto la maschera diplomatica. Si sentiva che ognuno stava facendo i propri conti mentali e vedeva aprirsi più fulgidi orizzonti per la patria e un po’ anche per se stesso. Ma il fortunato possessore del tesoro si teneva sulle gene-