3°6 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Come autore, d’Annunzio è afflitto da un’altra mania, comune però a molti suoi confratelli o almeno a quelli che appartengono ad epoche posteriori all’invenzione di Gutenberg, cioè la « mania tipografica ». D’Annunzio è terrorizzato (quando consegna ad un editore o ad un giornale un suo manoscritto) di quello che accadrà « tipograficamente » della sua prosa. La possibile trasposizione di una virgola, lo sbaglio di un « a capo », la modifica di un articolo, lo mette in un orgasmo indescrivibile; pretenderebbe di correggere le bozze fino allo spasimo. Soffre di un errore tipografico come di una pugnalata. Nel 1905 scrive a me, suo editore in quell’epoca: « Ti supplico di rispondere alla mia buona volontà con la più occhiuta correzione. » E un’altra volta: « Con gran tremito di cuore prevedo che sarà impossibile a me, rivedere le bozze: supplico te per la più scrupolosa diligenza. Il manoscritto è chiarissimo. Basta seguirlo parola per parola, punto per punto, virgola per virgola. Se trovo un errore non mando la seconda parte. La quale io stesso porterò a Milano se la mia prosa non avrà patito offese immeritevoli ». In un’altra epoca, nuovamente: « Ti ripeto che desidero sia assolutamente stampato il Proemio innanzi alla Vita... (1) Se trovo un errore pianto in asso tutto. Che la tua maledetta fretta non mi faccia vittima del cieco piombo tipografico!... Il tuo tipografo, invece di lamentarsi, farebbe meglio a curare la composizione; il testo è pieno di spropositi... Non pretenderai, spero, che io corregga delle dozzine di volumi... Regola inabolibile: non permetterò mai che si stampi alcuna cosa mia senza (1) Si tratta della: « Vita di Cola di Rienzo ».