728 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO tempi, e probabilmente è ancora, cosi alieno da tutto ciò che è politica che credo non aprisse mai un giornale. Egli usava uscir di casa al mattino, fare una breve passeggiata fino ad una sua scuderia, montare a cavallo per un’oretta al Parco, e far ritorno immediatamente a casa. Durante il pomeriggio, nella sua qualità di musicomane arrabbiato, non usciva che per recarsi a qualche concerto, il che avveniva del resto assai raramente. In casa, poi, non riceveva mai nessuno. Non avendo alcuna ragione per mutare le sue abitudini, egli naturalmente le conservò inalterate per tutto il tempo che fu « pedinato », cosicché qualche settimana dopo la Questura, su conforme parere del Prefetto, al quale venivano consegnati i rapporti di questa esistenza sportiva e intemerata, ricevette l’ordine da Roma di desistere dalla sorveglianza di un preteso congiurato dalle abitudini tanto pacifiche. Nel frattempo io ero giunto indisturbato a Parigi, e chiedevo udienza a S. M. Nicola del Montenegro, che allora abitava modestamente una piccola villa a Neuilly, per consegnargli la lettera del Comandante e riferirgli i suoi progetti relativi ad una azione militare da svolgere in unione alle gloriose e indomite bande montenegrine. La lettera di d’Annunzio al Sovrano era la seguente: « Sire, « Je vous salue, en soldat et en poète, du haut de cette ville en armes. « Le souvenir de votre généreuse visite à mon camp d'aviation est toujours vivant dans mon coeur. Et notre passion nous rapproche de la passion de votre pays indomptable. « Le lieutenant Antongini vous dira, Sire, ce que nous allons faire pour la justice et pour la liberté. « Veuillez accueillir, Sire, le témoignage de mon profond dévouement. Gabriele d’Annunzio. « Fiume d’Italia: 13 octobre 191g. »