3i6 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO galòmane, senza ombra d’ingegno! » D’Annunzio si diverti molto a questa definizione e la raccontò a tutti (i). Nel periodo precedente alla guerra frequentava spesso la marchesa C., che in quell’epoca coltivava le scienze magiche con tale assiduità e passione, da mantenere in casa sua, talvolta per mesi e per anni, delle veggenti e delle maghe, esattamente come i principi del Rinascimento avevano sempre al loro fianco l’astrologo ed il giullare. In quel tempo d’Annunzio si tuffò in pieno nelle pratiche di magia bianca e nera e vi si diverti un mondo. A Parigi, nel 1913, ebbe occasione di conoscere una veggente che abitava la Cité; vi si recava spessissimo. Era una monaca « defroquée » le cui predizioni erano talvolta impressionanti perché si avveravano regolarmente, poco tempo dopo. Gli era stata segnalata dal principe Paolo Troubetzkoy che personalmente aveva avuto dalla stessa una prova di preveggenza. Essendo in procinto di acquistare una casa in Parigi, il principe aveva consultato per burla la veggente chiedendole se considerava quell’affare come raccomandabile. La veggente rispose affermativamente, ma aggiunse queste parole misteriose: « Nella futura vostra casa vedo però del sangue ». Il principe si decise nondimeno all’acquisto e quando il suo uomo d’affari si recò a prenderne possesso, fu trovato al quarto piano il cadavere di un inquilino che gli altri abitanti della casa credevano assente e che s’era invece ucciso da un mese. Il principe raccontò questo fatto a d’Annunzio e questi divenne per vari mesi un cliente assiduo della veggente, alla quale però non rivelò mai il suo nome: si faceva annunciare sotto l’appellativo di: « Fami d'Apollon » e quando le mandava amici e conoscenti (poiché le fece una réclame (i) Nel «Libro Segreto », accennando a questo fatto, modifica leggermente la risposta del grafologo. Costui si sarebbe limitato a dire: • Esprit un peu lourd ».