254 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO gràfico purosangue di quattro anni che m’e costato diecimila lire: Non sarei alieno dal venderlo ». Salvo l’aggettivo di magnifico che rappresentava una ri-spettabilissima opinione sua personale, il resto non era che pura invenzione di poeta, poiché Kelubo era un mezzosangue, aveva almeno otto anni, e non era costato niente... perché il Poeta non lo aveva ancora pagato. Gli amici si interessarono della cosa, e, per cominciare, gli affermarono che a Parigi avrebbe potuto facilmente ricavarne sette od ottomila franchi al minimo. La valutazione era naturalmente basata su quei dati di fatto che, come ho detto, non rispondevano al vero. L’illusione non durò che due giorni, poiché non appena io interrogai il mercante di cavalli che aveva in pensione Kelubo, e che, data la sua competenza, non era suggestionabile, mi rispose che del cavallo, a dir molto, si potevano avere dai mille ai mille e cinquecento franchi. Non vi descrivo il furore di d’Annunzio che, avendolo decretato purosangue di quattro anni («Je te baptise carpe! »), non voleva abrogare il suo decreto, alla sincerità del quale sembrava avesse finito per prestar fede anche lui. Nel frattempo non si pagava più nemmeno la pensione e, passato un altro mese, il commerciante di cavalli che non faceva alcuna differenza fra un grande poeta ed un cliente qualunque, dopo aver fatti gli atti relativi, mise il cavallo all’asta al Tattersall di Parigi. Risultato: « Kelubo » venne aggiudicato per 275 franchi! Tutto ciò poteva essere dolorosissimo, ma era inevitabile. Ebbene, volete sapere in che modo d’Annunzio, se gli avviene di ricordarlo, racconta il fatto? Uditelo: « Possedevo in quell’epoca un magnifico puro sangue di tre ami che si chiamava Kelubo: m’era costato una quindicina di mila lire. Un bel giorno il mercante di Parigi che lo teneva in pensione me lo vendette proditoriamente per trecento miserabili franchi. Avrei potuto mandarlo in prigione, ma con la mia solita incuranza vi rinunciai. »