364 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO toriale. La sola differenza è che, dal 1919 in avanti, non si serve più di lampade ad olio, come faceva alla Cappon-cina e durante il periodo francese. Attualmente nella sua stanza da lavoro la luce elettrica è disposta sul soffitto in modo che le numerose lampadine, nascoste dal cornicione, rimangano invisibili e diano una potente luce diffusa e riflessa in tutta la camera che in tal modo sembra illuminata a giorno. D’Annunzio ha sempre scritto (da almeno quarant’anni a questa parte) in veste da camera o in pigiama, e se è notte in pantofole. Siccome di solito egli si ritira nella sua stanza da lavoro, l'officina (1), come egli la chiama, verso le dieci di sera, dopo aver mandato a letto tutti i domestici e dopo aver meditato nella solitudine, cosi avviene normalmente che tutte le lampade elettriche, sia quelle delle sale e della scala, sia quelle della stanza da letto e della sala da bagno dove si è recato prima di entrare nello studio, rimangano accese fino al mattino e non vengano spente che dalle persone di servizio che vi rientrano dieci ore dopo, per la pulizia della casa. Basterebbe quindi prendere visione dei conti della luce elettrica di casa d’Annunzio per sapere esattamente quando il Poeta attraversa un periodo di creazione artistica. Essi salgono infatti in tali periodi a cifre impressionanti, un tempo di centinaia, oggi di migliaia di lire al mese. È da notare che, in linea generale, il periodo dell’anno che per d’Annunzio è il meno favorevole alla creazione, è la primavera. Due volte egli mi scrisse accennando a questa curiosa circostanza. Una volta da Arcachon: « Qiii la Primavera è in fiore; e (1) 1 La stanza dei puri sogni », la chiama altre volte.