d’annunzio assiste all’inizio della guerra 451 mente a Parigi. Vale la pena di raccontare questo episodio che caratterizza perfettamente d’Annunzio. Siccome il nostro Poeta fu sempre convinto in modo assoluto che tutto ciò che costa poco, deve avere tutti i difetti del mondo, cosi egli s’immaginava la Ferrovia Metropolitana come una cosa, forse utilissima, ma sporca, ignobile e disgustosa; e ciò per l’unica ragione che costava, allora, solo trenta centesimi per la prima classe e quindici per la seconda. E, considerandola tale, mentre ne aveva sempre caldamente raccomandato l’uso ai suoi dipendenti, si era guardato bene dall’usarne personalmente. Fu dunque «bon gré, mal gré» che egli scese con passo esitante e animo poco convinto, nel « pozzo » della Metropolitana, accompagnato da me con quella sollecitudine paterna con la quale Virgilio aveva accompagnato Dante all’inferno. È difficile descrivere l’impressione ch’egli provò. Il « Metro » gli parve una cosa magica, bellissima, divertentissima e, quel che è più, elegantissima; tanto che si credette in dovere, da quel giorno, di rivelarlo e raccomandarlo a tutti i suoi amici e conoscenti, che naturalmente lo conoscevano e se ne servivano, con minor entusiasmo, da almeno quindici anni. Qjiando poi la Ferrovia Metropolitana abolì quasi totalmente il suo utilissimo servizio e specialmente nei giorni in cui, durante la battaglia dell’Ourcq, anche i «taxis» e le auto da noleggio scomparvero completamente, il Poeta si trovò come un uomo senza gambe abbandonato in mezzo alla strada. D’Annunzio non è mai stato né un improvvisatore, né uno « sbrigativo ». Se non ha tutti i suoi comodi è un uomo per metà morto. Oltre a ciò ha sempre detestato il camminare, salvo qualche rara volta in campagna. Credo dunque che avrebbe finito col rimanere chiuso in casa definitivamente, se non fosse stato salvato da un carro da banane, o, per essere più esatti, da me, che scoprii casualmente questo originale mezzo di locomozio-