SPLENDORI E MISERIE DEGLI EDITORI 715 « Difendo la nobiltà del mio spirito, che non conosce né spazii, né tempi. » Non solo. Imitando quelle mogli che, oltre ad organizzare l’abbandono del primo marito, non rinunciano, nell’attesa, a dirne male col susseguente, il Poeta scriveva, sempre al Mondadori: « La vecchia Casa Treves mi considerava un tempo come il “frontone" (ahimè) di un edifizio che aveva l'aspetto della caserma ». Certo a queste poco amichevoli dichiarazioni le ossa del buon Treves, al quale qualche tempo prima il Poeta da Arcachon aveva ancora inviato « caldi e lunghi abbracci per abolire il tempo e la distanza », avranno dovuto fremere di corruccio nella tomba. Ma chi mai pensava più al passato? Neppure Arnoldo Mondadori, benché saggio ed acuto « business man » rotto a tutte le astuzie del mestiere, seppe sottrarsi al fascino di d’Annunzio, fascino che, come si sa, ha sempre avuto come conseguenza (almeno per gli editori) il versamento di paurosi anticipi abitualmente richiesti dal Poeta con lettere dittatorie nelle quali l’invettiva violenta si alternava ad elegiache e scherzose descrizioni di pretese sue indigenze. Tutti gli editori precedenti le avevano subite per il passato; era dunque normale che anche Arnoldo Mondadori, che pure d’Annunzio amava chiamare coll’epiteto scherzoso di « Montedoro », non dovesse sottrarsi alla sorte comune. Anch’egli a sua volta ricevette letterine agro-dolci di questa specie: « 0 Poesia, divina libertà! « È necessario non infastidirmi con sollecitazioni presuntuose e vane. « Il sodalizio (1) mi farà rimpiangere persino il vecchio Treves: (1) Si tratta del Sodalizio per la pubblicazione di «Tutte le Opere ».