D’ANNUNZIO « BUSINESS MAN »
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e sempre desta oculatezza nella difesa dei propri interessi materiali. E credo d’esservi riuscito senza diminuire in nulla l’altissimo concetto spirituale in cui egli è giustamente tenuto da tutti gli esseri intelligenti del globo.
  Queste ignorate qualità d’uomo d’affari ebbero in varie occasioni delle indiscutibili conferme, ma il campo in cui veramente rifulsero fu quello giornalistico.
  Rinuncio a registrare qui il numero esatto e le qualità delle numerosissime successive collaborazioni di d’Annun-zio a giornali italiani (1), nonché gli svariatissimi soggetti degli articoli (appunti, critiche, dialoghetti, novellette, cronache sportive, mondane e di eleganze femminili, ecc.).
  Questo interessante lavoro di ricerca e di pazienza è già stato fatto in par te e sarà certo ripreso e compiuto.
  A me interessa unicamente stabilire se V attività giornalistica del Poeta sia stata frutto di una vera e propria mentalità corrispondente oppure se non rappresenti che il prodotto di particolari circostanze, ed anche sino a che punto egli sia riuscito a sfruttarle a proprio vantaggio economico, tanto da trasformarsi nel giornalista più lautamente pagato del mondo intero.
  È fuor di dubbio che l’animo e la mentalità del giornalista, a d’Annunzio, sono sempre mancati.
  Quando egli ha scritto articoli di giornali, lo ha sempre fatto per bisogno di danaro, mai per inclinazione o per passione. Anche se retribuito principescamente, lo scrivere articoli gli pesava sempre. Da Cargnacco, ove nel 1920, come racconterò, riprese dopo vari anni a fare il giornalista, mi scriveva a Milano:
  « Domani potrei consegnarti il quarto articolo. Lavoro come un cane, stretto dalla miseria ».
  Il giornalista deve anzitutto, per obbligo, possedere qualità di improvvisazione; e d’Annunzio, improvvisatore non
  (1) La sua attività giornalistica cominciò a 16 anni, nel 1879, epoca in cui iniziò la sua collaborazione al « Fanfulla della domenica * di Roma.