3« VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO costasse (per quei tempi) somme favolose. In tutto, di notte e di giorno, regolò le sue esigenze sul modello di un Brum-mel. Ma due cose si opposero ostinatamente e implacabilmente alla reincarnazione, in lui, del celeberrimo dandy amico di Giorgio IV. L’una, come si è detto, il suo fisico, che mal s’adattava a questi parossismi di raffinatezza che esigono, come base, un’eleganza di linea che d’Annunzio non possedeva; la seconda, la persistenza, in d’Annunzio, di un gusto leggermente provinciale. In quel periodo prebellico d’Annunzio prestò dunque leggermente il fianco alla maldicenza per una mancanza di misura e di autocritica nel contegno e nel vestire. Nella seconda fase (bellica e post-bellica) la fastidiosa sensazione anacronistica derivò invece da ragioni diametralmente opposte alle prime. In questo periodo della sua vita, d’Annunzio, troppo furbo per non accorgersi che il suo modo d’essere d’anteguerra avrebbe inevitabilmente contrastato col soffio d’eroismo che lo aveva cosi profondamente invaso da fargli compiere atti ed imprese che toccano i vertici della più alta passione patriottica e del più palese sprezzo del pericolo, si sforzò di assumere fisica-mente attitudini soldatesche o esageratamente strafottenti. Ma non era certo a cinquant’anni suonati, neppure in un uomo della duttilità e della adattabilità di d’Annunzio, che una trasformazione cosi radicale avrebbe potuto compiersi senza che, all’osservatore, il contrasto apparisse visibile e la saldatura senza crepe. Ed ognuno, alla vista di questo nuovo ed artificiale d’Annunzio, non mancò di provare quella leggera e fastidiosa impressione di disagio che dànno tutte le stonature. Queste stonature fisiche dannunziane tendono ora a scomparire. D’Annunzio in questi ultimi, anzi ultimissimi anni, ha ritrovato il suo equilibrio fisico. L’età ha smorzato in lui tutti i toni. Egli è ben lontano dall’avere un aspetto ve-