712 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO moralità » e che oggi (1933) potrebbe essere considerato quasi come un libro « de chevet » per signorine per bene, fu qualificato da Emilio Treves in una lettera a d’Annun-zio « un’opera di oscenità, di libertinaggio e di sadismo ». E quel troppo brav’uomo rifiutò di pubblicarlo! I fatti giustificarono le previsioni del Poeta. Il libro, pubblicato da un altro editore meno esitante, il Bideri, ebbe un enorme successo e fu quasi immediatamente tradotto e pubblicato in altre lingue. La gloria letteraria di d’Annunzio, che doveva tanto onorare la Casa Treves, incominciava, come si vede, con un libro rifiutato dalla Casa stessa! Al timorato Emilio Treves non rimase che rammaricarsi tardivamente del proprio eccesso di castità editoriale. Per molti anni nessuna grave nube turbò i rapporti di d’Annunzio-Treves, almeno fino dal 1911, epoca in cui scoppiò furibondo un nuovo conflitto per una ragione, questa volta, di carattere politico. Dalla sua villa di Arcachon, d’Annunzio aveva assistito, spettatore lontano, all’inizio della guerra libica intrapresa dall’Italia contro la Turchia, e il suo alto spirito patriottico gli aveva inspirato la « Canzone di Tripoli », alla quale altre non meno celebri canzoni fecero seguito, e furono raccolte poi nel volume dal titolo: « Canzoni della Gesta d’Ol-tremare » (1). È noto come, in quell’occasione, la Germania e l’Austria (benché in quei tempi ufficialmente legate all’Italia dalla Triplice Alleanza) abbiano favorito i turchi, nostri nemici. II Governo italiano, capitanato allora da Giolitti, protestava assai debolmente contro questi ingiustificabili aiuti al nemico; il timore di complicazioni maggiori lo rendeva tollerante. Ma questa tolleranza, giudicata vergognosa dal Poeta, aveva raggiunto gradi tali da rassomigliare assai (1) « Merope ».