154 VITA SEGRETA DI GABRIELE D'ANNUNZIO squisitissimo; si scusa costantemente di non poter fare di più, anche se la somma richiesta è da lui interamente data. Non la consegna mai in presenza d’altri... Non reclama mai le somme che « soi-disant » sono state da lui date in prestito, e sa rifiutare con molto garbo, e senza offendere, la restituzione. Questo caso, che cioè qualcuno gli abbia voluto restituire del denaro, a mia memoria è avvenuto una volta sola, e da parte di un povero impiegato al quale d’Annunzio aveva dato duecento lire... È rimasto tutta la vita quale egli stesso si descrisse nella sua novella: «Cincinnato » (i). In essa, egli racconta: « Una volta gli offersi certi soldarelli, che m’aveva dati la Mamma: lui si fece serio, li respinse con un gesto sdegnoso, e mi voltò le spalle. La sera l'incontrai fuori di Porta Muova; mi avvicinai; gli dissi: “Cincinnato, perdonami”! ». Molta gente si è chiesta: come fa d’Annunzio a divorare tanto denaro? A questo quesito apparentemente semplice che mi è stato posto almeno mille volte da tutti i « buoni borghesi » dei due emisferi che mi conobbero come segretario e mi conoscono come amico del Poeta, mi è stato sempre difficile rispondere poiché la cosa è piuttosto complessa e necessita delle premesse. Il borghese del tipo « standard » non concepisce (per tradizione millenaria) che tre determinanti che possano condurre allo sperpero del denaro e alla conseguente rovina: il gioco, le donne ed i cattivi compagni. Ora, quando si sente rispondere che d’Annunzio non ha mai toccato una carta e che ignora completamente il gioco di Borsa; che le donne in genere non ha mai avuto bisogno di pagarle care, e che, dato il suo amore per la solitudine, non ha mai fre- (i) La novella si trova nel volume « Terra Vergine » ed è il primo racconto che porti la firma di Gabriele d’Annunzio. Il Poeta, quando la scrisse, aveva 17 anni.