IL CREPUSCOLO DELL’EROE 805 per darmi il passo e m’awerti che d’Annunzio m’attendeva nel suo appartamento privato. Fu là che lo vidi e che, per la prima volta da che lo conosco, provai un’insolita stretta al cuore. L’uomo che si alzò da sedere quando io scostai la portiera, e che si mosse per venirmi incontro, non era più, ahimè, lo stesso che io avevo lasciato circa un anno prima. Sembrava che non uno, ma trent’anni fossero passati sul suo viso. Davanti a me stava un uomo completamente sfigurato dalla vecchiaia, la larva dolorosa di quel d’Annunzio che io avevo sempre conosciuto fino a quel giorno. Fu tale l’impressione che provai, che, per il timore ch’egli, acutissimo osservatore, avvertisse quel mio senso di smarrimento, e ne fosse umiliato, mi precipitai verso di lui e lo abbracciai. Solo il suo sguardo e la sua voce (come mi fu dato rendermi conto dopo qualche istante) erano rimasti immutati. Da tutto il resto traspariva una rovina fisica quale non avrei mai saputo prevedere né immaginare. Bisogna prescindere in modo assoluto dalla descrizione che del Poeta fanno ancora oggi gli innumeri panegiristi che sol per aver ricevuto da lui due righe cortesi d’invito ed essere stati intrattenuti benevolmente per mezz’ora, si credono in dovere di affermare (sperando in cuor loro che egli legga le loro sdolcinature) che dimostra ancora vent’anni e che il suo aspetto s’è conservato prodigiosamente giovane. La realtà, per l’osservatore imparziale, è purtroppo assai differente. L’aspetto fisico di Gabriele d’Annunzio che fino al 1930 s’era presso a poco conservato uguale, in questi ultimi anni ha subito un vero crollo specialmente per quanto si riferisce al suo viso che non solo è devastato oltre ogni dire, ma le cui linee originarie danno l’impressione d’essere state sconvolte e disgregate da una mano diabolica. Oserei quasi dire che la faccia di d’Annunzio non ha più