576 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO al pianoforte, talvolta improvvisando... Ascoltavamo in silenzio, a lungo, chiudendo talora gli occhi per seguir meglio un sogno... Era una gran dolcezza per tutti i nostri sensi... Dopo due mesi di quella consuetudine, le nostre sensazioni si erano cosi affinate, che ogni urto della vita esteriore ci affliggeva e ci turbava. Eravamo quasi infermi ». È indispensabile aggiungere, affinché il lettore non perda mai di vista il vero d’Annunzio, che questa infermità d’origine musicale, non impediva al nostro Poeta di ammirare le donne, poiché egli aggiunge poco dopo: « Veniva alle nostre feste anche Maria Tescher, la bellissima creatura che aveva la voce d’uri usignolo. Agile, esile e flessibile, nel cantare si dondolava un poco seguendo il ritmo. E aveva, nell'atto, l’apparenza di un gran fiore ». Clemente Origo, marchese e scultore, oggi scomparso, fu certamente tra quei pochissimi verso i quali d’Annunzio nutrì un sentimento assai vicino a quello che abitualmente è chiamato amicizia. Artista valoroso e indipendente, egli fu per il Poeta, durante un ventennio, un gaio e buon compagno. Lo comprendeva ed era compreso da lui. Lungamente, a più riprese, lo ospitò nella sua casa. D’Annunzio, se non ebbe occasione di celebrare il sentimento che lo legava a questo suo amico, celebrò l’opera di lui. Vissero lunghi mesi d’una vita quasi comune, ciascuno dedicandosi alla propria arte. Gran parte delle « Laudi » furono scritte al Motrone nella villa di Origo, ove ancor oggi vien mostrato un albero, non so se sia una quercia o un platano, sotto i cui rami fu preteso che il Poeta abbia composto alcuni brani di quei suoi carmi impareggiabili. Li univa una grande fratellanza di gusti artistici e la loro confidenza reciproca era tale che d’Annunzio nulla o quasi