142 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO ascoltare il suo "'andante religioso” 0 forse per assaporare quel trionfo cosi dolce alla sua vecchiezza. I « L’“Angelus” fu eseguito con un calore stupendo. Una banda di Lisztiani, alla fine, si levò in piedi per applaudire il maestro. E il maestro ringraziò chinando la gran testa olimpica. » Più tardi, d’Annunzio dedicò al ricordo di Liszt un altro brano letterario: « L’abate raddrizzava il suo busto magro ed ossuto che pare serrato in un giaco, e, tenendosi cosi eretto, si scopriva il capo per pregare, per rivolgere la sua preghiera muta al Dio delle Tempeste. II vento scompigliava la sua canizie folta e prolissa, la gran chioma leonina ond’erano partiti tanti fremiti e lampi a turbare la folla e le femmine. I suoi occhi magnetici erano alzati alle nuvole, mentre le parole non proferite si disegnavano su le sue lunghe labbra sottili diffondendo un’aura mistica in quel volto aspro di rughe e di nèi enormi. » Quando Franz Liszt mori, d’Annunzio scrisse: « In questi ultimi tempi la figura di Franz Liszt aveva acquistata ma solennità leggendaria; era come una reliquia preziosa: non pareva più un uomo vivente, ma un idolo, un idolo materiato di metallo e di cera. « Si mostrava per lo più nei concerti primaverili della sala Pa-lestrina e della sala Costanzi, in ispecie, quando suonava una di quelle cento pallide fanciulle che rispondono a un nome romantico e sonoro ed hanno la fronte luminosa poiché le ha baciate in sogno Federico Chopin. « L’ultima volta che lo vedemmo fu qualche mese fa alla cerimonia di fondazione della sala per concerti nell’Accademia di Santa Cecilia. « Egli, grave e solenne come un apostolo, scrisse il suo nome sul libro che gli presentarono. Le acclamazioni facevano tremare l’edificio. La gran chioma d’argento radiava come non mai. Quando sorrise, un baleno di giovinezza gli passò negli occhi che aveva dolci e profondi e la sua faccia si animò come la faccia d’una statua marmorea su cui fosse caduto d’improvviso un chiarore. « Quella forse fu l’ultima sua gioia: e gliela diede Roma. »