l’uomo fisico 15 suo avvertii la lieve stonatura di uno strumento nell’orchestra ». Parlando al Vittoriale, ad un amico, della sua gioia di aver ritrovato sul Garda gli ulivi, albero che egli adora, il Poeta ebbe a dire: « Poco fa io sentiva ancora cantare su queste foglie d’argento la pioggia melodiosa; ogni filo d’acqua era la corda sonora di un’arpa... ». Il naso di d’Annunzio, « che per troppa sensualità » scrive lui a settant’anni » non è ancora giunto a bene affilarsi », è appiattito leggermente alla punta; i baffi si riducono, come quelli di un abitante della Celeste Repubblica, a pochissimi peli che egli taglia regolarmente a metà, senza mai rasarli totalmente; una barbetta a pizzo, leggera, ora quasi inesistente, ombreggia appena il mento regolare. Il colore della pelle del viso che, da molti anni, al contrario di quella del corpo, è avvizzita e sciupata da rughe precoci, è cereo con riflessi giallastri, tanto che una vecchia signora americana, durante le prove del «San Sebastiano» al Teatro dello Châtelet a Parigi, non si peritò a dirgli, dopo averlo bene esaminato con l’occhialino come se si trattasse d’un animale raro: « On dirait, Maître, que vous êtes tout en vieil ivoire! ». Giudizio impreveduto che lo fece sorridere ma che non lo lusingò molto, tanto più che a quell’epoca non aveva che cinquant’anni. La voce di d’Annunzio è armoniosa e limpida; la sua dizione è chiarissima; egli scande le parole; nessuna sua sillaba va mai perduta per gli ascoltatori. Non l’ho mai udito alzare il tpno della voce, se non quando pronunzia dei discorsi. Del corpo che vi ho descritto e che il suo possessore ha sempre abbondantemente e sostanziosamente nutrito, d’Annunzio ha fatto fino ad oggi tutto quello che ha voluto. E, posso affermarlo con piena cognizione di causa, egli ha voluto molto.