492 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO contraenti si dimostravano disposti a pagare per acquistare il diritto di musicare la stessa opera. In realtà, il massimo a cui pensavo di poter condurre d’Annunzio era che questi accordasse al maestro Malipiero la preferenza. Scrissi dunque tutto questo, se non crudamente, certo con assoluta sincerità al compositore. La risposta ebbe un tono quasi tragico. Mi scrisse Malipiero: « Intuivo quale fosse il perno della questione che si trascinava senza speranza di soluzione. Il colpo è formidabile; ma dopo passato lo sbalordimento, ho cominciato a cercare il mezzo per risolvere l’intricata matassa, ecc. ecc. » E più innanzi accennando alla possibilità di trovare il denaro occorrente: « Sarebbe molto duro che io, dopo aver compiuto un’operazione che richiede un’enorme fiducia nel mio lavoro, mi trovassi abbandonato, perché un editore o un musicista mascalzone dovesse offrire più di quanto io possa materialmente dare; come se il “Sogno” fosse paragonabile ad un oggetto vile messo all’incanto! » Insomma il povero Malipiero non riusciva a concepitela vertenza diversamente che dal suo punto di vista personale... Non dimenticava neppure la stilettata ironica, per gli eventuali ignoti colleghi competitori: « E poi c’è di più », scriveva. « Pochi dei musicisti attuali potrebbero mettere in musica il “ Sogno ” com’è; prima di tutto perché non è in versi, e poi perché la forma non è adattabile a nessuno dei cigni contemporanei. Nessuno d’essi avrebbe il coraggio di far della musica per signore sole senza un tenorino o un baritono almeno. » Alla fine della lettera l’artista riprendeva il sopravvento; il tono ritornava alto e sincero: « Della musica che da tanti anni mi perseguitava, in quindici giorni ho fissato definitivamente un bel pezzo: un quarto di opera circa; e nemmeno la tua lettera d’oggi mi ha fiaccato. Succeda quel che succeder voglia, io andrò fin in fondo: se mai la musica sarà buona, vivrà prima o dopo, ed in